Il 4 maggio del 2009 pubblicai una rievocazione ,non in tono drammatico,come d'altronde sono solito fare sul mio blog dell'esplosione del Panigaglia.
Il Post ha suscitato l'interesse di persone legate ai fatti che hanno lasciato dei commenti ,che mi hanno svelato dei retroscena che alla tragedia hanno aggiunto anche lo sconforto per l'oblio a cui e' stata lasciata andare la memoria dei protagonisti ....soccorritori,vittime e sopravvissuti.
Non un simbolo di ricordo sul luogo della tragedia,non un riconoscimento a chi rischio' la vita per salvare i superstiti,non una amministrazione comunale dell'Argentario che abbia dato il giusto peso a quello che rappresento' lo scoppio del Panigaglia.
Tutto cio' che sapevo lo devo ai racconti del mi' babbo ,che allora aveva sei anni e che a sua volta gli aveva integrati grazie a quelli di mio nonno e dei vecchi dell'epoca...qualche traccia del Panigaglia e' rimasta grazie ai detti e ai modi di dire paesani e alla Cappella della Madonna di Loreto vicino la torre di S.Liberata dove fu apposta una lapide a ringraziamento dello scampato pericolo,la quale versa in uno stato di triste degrado.
Piano piano il ricordo sta' cosi' scomparendo,infatti sono sicuro che ben pochi dei ventenni di oggi sappiano cosa e' stato il Panigaglia.
Comunque di seguito pubblico la lettera scritta per il Vernacoliere da Gianluca Pucci di Porto Ercole,nipote di un'eroico soccorritore ,per me un vero "uomo" di altri tempi, che in un periodo di sacrifici e stenti ,quale fu il dopoguerra all'Argentario, non esito',a costo della vita, insieme ad un suo paesano altrettanto eroico a correre in soccorso dei sopravvissuti :
Lettera al vernacoliere.
di Gianluca Pucci
Sono cresciuto con un piccolo ometto di un metro e cinquanta che mi ha sempre fatto vivere con il sorriso la vita, gentile cordiale verso tutti ed un po' all'antica che non rinunciava mai ad un bicchiere di rosso ed una cantata al tavolino con gli altri nei piccoli bar di Porto Ercole.Una persona di compagnia come si dice in genere.
L'ho sempre guardato con tanto stupore come quando un bambino vede il cielo stellato o l'immensità del mare per la prima volta, passavo tanto tempo con lui e non mi pesava alzarmi presto per andare a vendere il pesce nei paesini maremmani o scaricare centinaia di casse da svariati pescherecci, non mi annoiavo mai ed il tempo volava come sulle ali di un gabbiano.
Quell'ometto non era un tipo da vantarsi troppo e nelle tante giornate trascorse insieme capeggiava spesso una frase che gli riempiva gli occhi di orgoglio e la voce tremolava;"Date tanti tocchi pe quanti siete!".
Nel giugno del 1947 è partita da Pantelleria la motonave Panigaglia carica delle sue 330 tonnellate di esplosivi destinazione il deposito del Pozzarello, giunta in prossimità di Santa Liberata durante le operazioni di scarico qualcosa è andato storto e vi è stata una violentissima esplosione lasciando integro solo un pezzo della poppa che affiorava dal mare.Nonno lavorava nell'officina Bardi di Porto Santo Stefano come saldatore insieme ad un altro abitante del mio piccolo paese, l'esplosione fece tremare anche gli attrezzi mi diceva.
Mentre guardavano il fumo levarsi sempre piu' copioso dal mare si presentarono in officina 2 autorità della marina che spiegarono l'accaduto e chiedevano aiuto a chi potesse essere in grado di fare buchi negli scafi, non hanno finito neanche il discorso.Nonno e l'amico sono saliti su un piccolo gozzo e con martello ed orecchio hanno iniziato ad "ascoltare" da quello che rimaneva della poppa ancora stracarica di esplosivi, ma udivano solo tenui lamenti visto che oramai anche l'aria scarseggiava;"Date tanti tocchi pe quanti siete!" urlava e batteva col martello, "DATE TANTI TOCCHI PE QUANTI SIETE!" continuava. Qualcosa iniziava a battere, non in numero ma in ripetizione, si fermava e ricominciava, non importava a questo punto il numero ma la posizione dalla quale provenivano.Le operazioni per il taglio dello scafo iniziarono da quella piccola barchetta mentre dirigenti ed ufficiali vari guardavano in lontananza dalla spiaggia se confermare una seconda esplosione ed aggiungere morti alla già lunga lista o attendere altri pezzi di metallo da mettere sul loro vestito.
"Qualcuno dentro era gia morto ma non tutti, uno in particolare lo ricordo che era un po' grasso ed aveva difficolta a passare dal buco ma era messo molto meglio degli altri.Non sò che fine abbia fatto e se è ancora in vita mi piacerebbe incontrarlo", questo è stato sempre il suo grande desiderio anche se le cronache riportano che quel marinaio in seguito è morto a causa delle gravi ferite lui credeva che non potesse essere andata a finire cosi.
Ledo voleva un "grazie" prima di andarsene, non medaglie di metallo, una semplicissima riconoscenza da chi stava sulla spiaggia a guardare e questo non gli è stato mai concesso,vane sono state le mie richieste al sindaco di Grosseto o al presidente della Repubblica di almeno nominarlo o informarsi realmente sui fatti prima di commemorare qualche anno un monumento nel centro di Grosseto, ho solo ricevuto risposte squallide e la visita dei carabinieri per verificare che fossi stato io a scrivere i miei dati personali sull'email al presidente.
Negli anni c'è stato solo tanto oblio e loro sono rimasti sempre li sulla spiaggia mentre tu gli salvi la nave.
Ciao nonno ti voglio bene.
Gianluca
Gianluca sta combattendo da anni una battaglia per dare lustro alla memoria di queste persone , chi e' legato ai fatti o anche chi solo puo' riportare altre testimonianze puo' contattarlo al suo indirizzo e mail : gianluca.pucci@gmail.com
1 commento:
Tronk, sei grande. Forse insieme, con passione, riusciamo a non far cadere nell'oblio il ricordo di quegli uomini, soccorritori, vittime e sopravvissuti, che non chiedevano di essere eroi.Provo a contattare Gianluca. Giuseppe Tesoriero - Torre del Greco (NA)
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